Mischa Maisky a Roma con i suoi cavalli di battaglia che esegue in modo sempre diverso.
Mischa Maisky è spesso ospite dei Concerti dell’Accademia Filarmonica Romana e anche questa volta il pubblico delle grandi occasioni ha gremito lo storico Teatro Argentina per la serata in cui ha riproposto i suoi cavalli di battaglia, tre Suites per violoncello solo di J. S. Bach.
Per questi brani, universalmente noti, non esistono autografi dell’autore, pertanto la tradizione esecutiva si basa sulle letture che nel tempo ne hanno dato i grandi strumentisti. Lo stesso Maisky ogni volta ne propone versioni un po’ diverse nella velocità, nelle intenzioni, nell’enfasi, pertanto ogni suo concerto è una sorpresa e una novità. E’ anche questo il motivo per cui nemmeno la piu’ fedele registrazione potrà mai sostituire l’esperienza dell’ascolto dal vivo, con qualche nota fuori posto, qualche colpo di tosse o qualche impertinente scricchiolio di poltrone.
Le sei Suites sono state scritte in un periodo di grande felicità creativa del Kantor di Lipsia e, con il loro contenuto più o meno esplicitamente pedagogico, hanno definitivamente sdoganato il violoncello come strumento autonomo, sottolineandone le grandi potenzialità espressive. Ognuna prevede sei danze, di cui le prime quattro in questa successione: Preludio – Allemanda – Corrente – Sarabanda. Per ultima c’è sempre una Giga. Sembrerebbe uno schema troppo rigoroso, ma in ognuna delle Suites è stata inserita al quinto posto una diversa danza dal carattere “galante”, un Minuetto, una Bourrèe o una Gavotta e basta questa asimmetria per trasformare quello che sembra un esercizio di stile in un’opera d’arte. Nel concerto di cui ci occupiamo sono state eseguite la Suite n.3 in do maggiore, con il maestoso attacco del Preludio che è partito, autoritario, con il pubblico ancora distratto.
Dopo l’applauso il Maestro torna sul palcoscenico con una camicia diversa da quella bianca usata durante l’esecuzione dal primo luminoso brano, per la Suite n.2 in re minore indossa una camicia nera, più adatta al carattere intenso e malinconico della musica. Dopo l’intervallo è la volta della Suite n.6 in re maggiore, qui la camicia è blu cangiante, in tono con l’esuberanza e l’atmosfera luminosa che la pervade. Come sempre l’interpretazione di Mischa Maisky incanta il pubblico per l’autorevolezza dell’esposizione, la dolcezza delle parti cantabili e la grande maestria nel far percepire la polifonia di un’orchestra in un solo strumento. Applausi entusiasti, ripagati con due altre perle della infinita collana bachiana, la struggente Sarabanda della Suite n.5 e il preludio della Suite n. 1.